Io ho cominciato a utilizzare "pellicole invertibili" quando avevo una ventina d'anni, ossia più di mezzo secolo fa, a Roma.
Allora erano solo in bianco e nero, poi sono arrivate quelle a colori. Oggi ne ho ancora qualche migliaio.
Per lo sviluppo c'erano solo dei centri specializzati ai quali si doveva spedire il rullino per posta, per riaverlo dopo una quindicina di giorni.
Ovviamente, dalla diapositiva era sempre possibile ricavare una stampa cartacea, ma il processo era costoso, ai miei tempi.
A me sono sempre piaciute soprattutto per il poco ingombro, la facilità di conservarle in ordine, la possibilità di proiettarle su pareti intere, con la opportunità di valutarne la nitidezza e la composizione.
Ai miei tempi, l'immagine era collocata tra due vetrini all'interno di una struttura di plastica; i due vetrini erano utilissimi per proteggere la foto da polvere e graffi, ma poi, per ragioni economiche, le diapositive sono state incastrate in cartoncino ed esposte a tutto, anche al "viraggio" dei colori e, cosa peggiore, la pellicola rischiava di non restare perfettamente piana (anche a causa del calore prodotto dalla lampada durante la proiezione) e quindi di non avere più una buona qualità di riproduzione.