Domanda:
Quando nacque la fotografia?
Cristina
2013-05-20 11:09:26 UTC
Quando nacque la prima fotografia e la prima macchina fotografica ? Mi serve l'anno preciso.
Cinque risposte:
anonymous
2013-05-20 11:15:07 UTC
La riproduzione fotografica del colore è stata una ossessione per molti decenni dell’Ottocento. Acquisita la tecnica primaria di fissare l’immagine, si poteva cominciare a lavorare ad altro. Dopo tanti esperimenti, nel 1891, Gabriel Lippmann, professore alla Sorbona, perfeziona il suo sistema di cromofotografia interferenziale di riproduzione del colore. Il procedimento è di estrema complicazione, ciò nonostante, gli varrà, nel 1908, il premio Nobel per la fisica: l’unico alto riconoscimento ad un rappresentante del mondo dell’immagine, se si esclude il Nobel del 1971 a Dennis Gabor per l’olografia.

Il salto tecnico avviene nel 1907 con il lancio dell’Autochrome dei fratelli Auguste e Louis Lumière quelli stessi che, 12 anni prima, avevano dato vita al cinematografo. Sulla scia dei Lumière, molti altri lavorarono alla lastra a colori sia con la tecnica della sintesi additiva che sottrattiva. La prima ebbe più successo, in particolare con il sistema Dufay che venne usato fin dopo l’avvento del Kodachrome, la pellicola per diapositive tutt’ora in produzione che fu messa a punto nel 1933.

Quello della messa a fuoco automatica era un vecchio sogno dell’industria fotografica. Già nel 1963, la Canon presentò un prototipo del genere, mentre, nel 1971, la Nikon propose un 80 mm f/4,5 autofocus grande come una scatola da scarpe. Tuttavia, solo nel 1977 la prima macchina fotografica, la compatta Konica C35-AF viene messa in commercio.

L’onda lunga del boom per la fotografia si esaurisce nel 1982. La produzione giapponese scende, le vendite si riducono, la gente ed i giovani sono attratti da altro. Le crisi valutarie e la forza dello yen costringono i giapponesi a cercare nuovi sbocchi produttivi per restare competitivi. Ne consegue che la produzione delle fotocamere viene distribuita fra Taiwan, Corea, Cina, Thailandia e Malaysia.

Di colpo, la fotografia sembra vecchissima, come effettivamente è: occorre uno shock tecnologico per attrarre di nuovo l’attenzione del pubblico. E l’industria fa perno sulla reflex autofocus e lo still-video, cioè l’immagine elettronica. Nel 1985, la Minolta 7000 sconvolse realmente la concorrenza ed aprì un nuovo mercato. Da allora, molte cose sono cambiate ed i sistemi autofocus sono diventati davvero affidabili, velocissimi e, sempre più spesso, insostituibili anche per i professionisti. E con lo sviluppo dell’autofocus sono stati perfezionati i sistemi di misurazione dell’esposizione.

Intanto, la Kodak scopre di non essere più la corazzata d’un tempo come dimostra lo scarso successo del formato Disc che doveva sostituire il 110. Il sistema non offre una qualità sufficiente e poi, il 35mm, con le compatte dotate di flash, autofocus e motore, non lascia spazio ad altre proposte. Lo sforzo dell’industria del sensibile punta al miglioramento delle emulsioni delle pellicole, ed il balzo in avanti è formidabile.

Purtroppo la fotografia elettronica non si è sviluppata così rapidamente come si pensava. Nel 1996, mentre in commercio cominciano a giungere nelle vetrine le prime fotocamere digitali di prezzo medio, cinque case lanciano l’Advanced Photo System. Un sistema che mostra alcune novità, come la scelta del formato di stampa, ma che non è riuscito a superare una quota del 20% del mercato mondiale come previsto e che ormai è in declino, abbandonato da clienti e fabbricanti e compresso tra la forza del 35mm e la novità del digitale.

Con prezzi abbordabili e qualità nettamente migliorata, il digitale attira l’interesse di un mercato che è ormai avvezzo al computer e alle nuove tecnologie. Il fatto di poter scattare, vedere l’immagine sul piccolo monitor e poi stampare in casa delle copie a colori, è un argomento vincente. Nell’anno 2000, sono 10 milioni le fotocamere vendute. Ciò detto, il digitale non soppianterà la fotografia tradizionale. In primo luogo perché questa è fortemente radicata nella cultura e nelle abitudini della gente e perché esiste un sistema diffuso di servizi cui la gente è abituata e di cui è soddisfatta, ma anche perché è dalla pellicola che le case traggono i loro profitti.
?
2013-05-20 18:14:27 UTC
Nel 1826 è nata la prima fotografia poi se vuoi leggere sotto..



La parola fotografia deriva quindi dalle due parole greche: luce (φῶς | phôs) e grafia (γραφή | graphè). Fotografia significa quindi scrittura con la luce. La fotografia nasce dai risultati ottenuti sia nel campo dell'ottica, con lo sviluppo della camera oscura, sia in quello della chimica, con lo studio delle sostanze fotosensibili. La prima camera oscura fu realizzata molto prima che si trovassero dei mezzi chimici per fissare l'immagine ottica in essa prodotta; il primo ad applicarla in ambito fotografico fu il francese Joseph Nicéphore Niépce, cui convenzionalmente viene attribuita l'invenzione della fotografia, anche se studi recenti rivelano tentativi precedenti, come quello di Thomas Wedgwood[3].

Nel 1813 Niépce iniziò a studiare i possibili perfezionamenti alle tecniche litografiche, interessandosi poi anche alla registrazione diretta di immagini sulla lastra litografica, senza l'intervento dell'incisore. In collaborazione con il fratello Claude, Niépce cominciò a studiare la sensibilità alla luce del cloruro d'argento e nel 1816 ottenne la sua prima immagine fotografica (che ritraeva un angolo della sua stanza di lavoro) utilizzando un foglio di carta sensibilizzato, forse, con cloruro d'argento.

L'immagine non poté essere fissata completamente, e Niépce fu indotto a studiare la sensibilità alla luce di altre sostanze, come il bitume di Giudea, che diventa insolubile in olio di lavanda dopo l'esposizione alla luce.





J. N. Niépce: Vista dalla finestra a Le Gras, 1826. Il tempo d'esposizione di 8 ore dà l'impressione che il sole illumini gli edifici sia da destra che da sinistra.

La prima produzione con la nuova sostanza fotosensibile risale al 1822. Si tratta di un'incisione su vetro raffigurante papa Pio VII. La riproduzione andò distrutta poco dopo e la più antica immagine oggi esistente fu ottenuta da Niépce nel 1826, utilizzando una camera oscura il cui obiettivo era una lente biconvessa, dotata di diaframma e di un basilare sistema di messa a fuoco. Niépce chiamò queste immagini eliografie.

Nel 1829 fondò con Louis Daguerre, già noto per il suo diorama, una società per lo sviluppo delle tecniche fotografiche. Nel 1839 il fisico François Arago presentò all'Accademia delle scienze francese il brevetto di Daguerre, chiamato dagherrotipo; la notizia suscitò l'interesse di William Fox Talbot, che dal 1835 testava un procedimento fotografico, la calotipia, e di John Herschel, che lavorava, invece, su carta trattata con sali d'argento, utilizzando un fissaggio a base di tiosolfato sodico.

Nello stesso periodo, a Parigi, Hippolyte Bayard ideò una tecnica usando un negativo su carta sensibilizzata con ioduro d'argento, dal quale si otteneva poi una copia positiva. Bayard fu però invitato a terminare gli esperimenti per evitare una concorrenza con Daguerre.

Lo sviluppo del dagherrotipo fu favorito anche dalla costruzione di apparecchi speciali dotati di un obiettivo a menisco acromatico ideato nel 1829 da Charles Chevalier.

Tra il 1840 e il 1870 i processi e i materiali fotografici vengono perfezionati:

nel 1841 François Antoine Claudet rinnova la ritrattistica introducendo lastre per dagherrotipia a base di cloruro e ioduro d'argento, che consentono pose di pochi secondi;

nel 1851 Frederick Schott Archer propone il procedimento al collodio che sostituisce la dagherrotipia e la calotipia.

Tra il 1851 e il 1852 vengono introdotte l'ambrotipia e la ferrotipia, per ottenere positivi apparenti incollando un negativo su lastra di vetro a un supporto di carta o panno neri, o di metallo brunito;

nel 1852 viene istituita a Firenze la più antica azienda al mondo nel campo della fotografia: la Fratelli Alinari.

Nel 1857 compare il primo ingranditore a luce solare a opera di J. J. Woodward;

nel 1859 R. Bunsen e H. E. Roscoe realizzano le prime istantanee con lampo al magnesio. Le prime immagini a colori per sintesi additiva si devono a J. C. Maxwell (1861), mentre quelle per sintesi sottrattiva sono state introdotte da Louis Ducos du Hauron (1869). R. L. Maddox porta una novità: le lastre con gelatina animale come legante.

Infine, nel 1873 H. Vogel scopre il principio della sensibilizzazione cromatica e realizza le prime lastre ortocromatiche.
anonymous
2013-05-20 18:11:25 UTC
agli inizi dell'800
anonymous
2013-05-20 18:11:12 UTC
http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_fotografia



http://www.fotografidigitali.it/news/la-prima-fotografia-della-storia-in-mostra-in-europa-al-museo-di-mannheim_45144.html
Ego
2013-05-20 18:10:37 UTC
La parola fotografia deriva quindi dalle due parole greche: luce (φῶς | phôs) e grafia (γραφή | graphè). Fotografia significa quindi scrittura con la luce. La fotografia nasce dai risultati ottenuti sia nel campo dell'ottica, con lo sviluppo della camera oscura, sia in quello della chimica, con lo studio delle sostanze fotosensibili. La prima camera oscura fu realizzata molto prima che si trovassero dei mezzi chimici per fissare l'immagine ottica in essa prodotta; il primo ad applicarla in ambito fotografico fu il francese Joseph Nicéphore Niépce, cui convenzionalmente viene attribuita l'invenzione della fotografia, anche se studi recenti rivelano tentativi precedenti, come quello di Thomas Wedgwood[3].



Nel 1813 Niépce iniziò a studiare i possibili perfezionamenti alle tecniche litografiche, interessandosi poi anche alla registrazione diretta di immagini sulla lastra litografica, senza l'intervento dell'incisore. In collaborazione con il fratello Claude, Niépce cominciò a studiare la sensibilità alla luce del cloruro d'argento e nel 1816 ottenne la sua prima immagine fotografica (che ritraeva un angolo della sua stanza di lavoro) utilizzando un foglio di carta sensibilizzato, forse, con cloruro d'argento.



L'immagine non poté essere fissata completamente, e Niépce fu indotto a studiare la sensibilità alla luce di altre sostanze, come il bitume di Giudea, che diventa insolubile in olio di lavanda dopo l'esposizione alla luce.

J. N. Niépce: Vista dalla finestra a Le Gras, 1826. Il tempo d'esposizione di 8 ore dà l'impressione che il sole illumini gli edifici sia da destra che da sinistra.



La prima produzione con la nuova sostanza fotosensibile risale al 1822. Si tratta di un'incisione su vetro raffigurante papa Pio VII. La riproduzione andò distrutta poco dopo e la più antica immagine oggi esistente fu ottenuta da Niépce nel 1826, utilizzando una camera oscura il cui obiettivo era una lente biconvessa, dotata di diaframma e di un basilare sistema di messa a fuoco. Niépce chiamò queste immagini eliografie.



Nel 1829 fondò con Louis Daguerre, già noto per il suo diorama, una società per lo sviluppo delle tecniche fotografiche. Nel 1839 il fisico François Arago presentò all'Accademia delle scienze francese il brevetto di Daguerre, chiamato dagherrotipo; la notizia suscitò l'interesse di William Fox Talbot, che dal 1835 testava un procedimento fotografico, la calotipia, e di John Herschel, che lavorava, invece, su carta trattata con sali d'argento, utilizzando un fissaggio a base di tiosolfato sodico.



Nello stesso periodo, a Parigi, Hippolyte Bayard ideò una tecnica usando un negativo su carta sensibilizzata con ioduro d'argento, dal quale si otteneva poi una copia positiva. Bayard fu però invitato a terminare gli esperimenti per evitare una concorrenza con Daguerre.



Lo sviluppo del dagherrotipo fu favorito anche dalla costruzione di apparecchi speciali dotati di un obiettivo a menisco acromatico ideato nel 1829 da Charles Chevalier.



Tra il 1840 e il 1870 i processi e i materiali fotografici vengono perfezionati:



nel 1841 François Antoine Claudet rinnova la ritrattistica introducendo lastre per dagherrotipia a base di cloruro e ioduro d'argento, che consentono pose di pochi secondi;

nel 1851 Frederick Schott Archer propone il procedimento al collodio che sostituisce la dagherrotipia e la calotipia.

Tra il 1851 e il 1852 vengono introdotte l'ambrotipia e la ferrotipia, per ottenere positivi apparenti incollando un negativo su lastra di vetro a un supporto di carta o panno neri, o di metallo brunito;

nel 1852 viene istituita a Firenze la più antica azienda al mondo nel campo della fotografia: la Fratelli Alinari.

Nel 1857 compare il primo ingranditore a luce solare a opera di J. J. Woodward;

nel 1859 R. Bunsen e H. E. Roscoe realizzano le prime istantanee con lampo al magnesio. Le prime immagini a colori per sintesi additiva si devono a J. C. Maxwell (1861), mentre quelle per sintesi sottrattiva sono state introdotte da Louis Ducos du Hauron (1869). R. L. Maddox porta una novità: le lastre con gelatina animale come legante.

Infine, nel 1873 H. Vogel scopre il principio della sensibilizzazione cromatica e realizza le prime lastre ortocromatiche.


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